Articoli di Giovanni Papini

1955


in "Schegge":
Attesa della salvezza
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 246, p. 3
Data: 16 ottobre 1955


pag. 3




   Non era mattina ne meriggio ne sera. Il tempo pareva smorire in una remota assenza fuor del tempo. La natura aspettava come rattratta nel sussurrante silenzio.
   Le stelle s'erano nascoste nella luce; il cielo si disfaceva in luccicamenti sudici, s'ingramagliava di nuvole mortuarie. La brezza afosa e affannosa cadeva contro le foglie nere dei greppi alberati e si spegneva tra le selve nane delle cicute sfiorite.
   La natura aspettava. La natura gemeva. Tutti aspettavano l'impossibile redenzione, la riconquista della stralucente bellezza del principio.
   Aspettavano in quella funebre pace gli steli scoronati, aspettavano le sorgenti polverose, aspettava il frutto rorante e l'animale ferito, aspettavano le rovine dei poggi, le strade verdi dei fiumi, gli aspidi nelle sassaie, i colombi sorpresi, le manze giacenti nei chiusi, aspettavano tutti gli animali creati e umiliati, quelli che caddero insieme all'uomo, per colpa dell'uomo, e che dall'uomo attendono reintegrazione e ristorazione.
   La natura bramava e sperava in quella remissiva stasi il suo perdono e il suo trionfo.


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